ARGOMENTI
La comunicazione partecipativa si inquadra all’interno dell’area di studio dedicata alla Comunicazione e Sviluppo. Il corso si propone quindi di sintetizzare la problematica dell’evoluzione del concetto di sviluppo dagli anni cinquanta ad oggi. In questo arco di tempo sono stati elaborati tre principali paradigmi per lo sviluppo che vanno sotto il nome di: Modernizzazione, Dipendenza e Molteplicità. All’interno di quest’ultimo paradigma si sviluppa il discorso sulla comunicazione partecipativa come modello comunicativo finalizzato al cambiamento sociale. All’interno di questa prospettiva, tutte le nazioni sono interdipendenti l’una dall’altra. Conseguentemente fattori interni o esterni possono condizionare i processi di sviluppo. Lo sviluppo quindi deve essere studiato in un contesto più ampio e globale. Allo stesso tempo si riconosce che non esiste un unico modello di sviluppo, per questo la comunicazione partecipativa diventa un modello e uno strumento necessario per mobilitare la gente e le comunità a diventare protagonisti del loro stesso sviluppo. La comunicazione partecipativa deve affrontare nella realtà due problemi non facili da risolvere. Il primo, riguarda la difficoltà nel coscientizzare, coinvolgere e responsabilizzare le persone e le comunità affinché imparino a prendere e gestire decisioni importanti sia a livello personale sia a livello comunitario. Il secondo, riguarda il modello comunicativo. Se è vero che non c'è partecipazione senza comunicazione, è altrettanto vero che non tutte le forme di comunicazione favoriscono una genuina partecipazione. La comunicazione partecipativa si propone, quindi, come un modello comunicativo finalizzato al coinvolgimento delle persone e delle comunità, in azioni collettive a livello educativo, sociale, politico, religioso, economico, culturale, ecc.
TESTI
Obbligatori: KLEIN N., Shock economy. L’ascesa del capitalismo dei disastri (Milano, Rizzoli 2007); LATOUCHE S., La scommessa della decrescita (Milano, Feltrinelli 2007); appunti del Professore.
Testi per l’approfondimento: NAPOLEONI L., Economia canaglia. Il lato oscuro del nuovo ordine mondiale (Milano, Il Saggiatore 2008); EASTERLY W., I disastri dell’uomo bianco. Perché gli aiuti dell’Occidente al resto del mondo hanno fatto più male che bene (Milano, Mondadori 2007); MARTÍNEZ ALIER J., Ecologia dei poveri. La lotta per la giustizia ambientale, (Milano, Jaca Book 2009) VASAPOLLO L.-JAFFE H.-GALRZA H., Introduzione alla storia e alla logica dell’imperialismo (Milano, Jaca Book 2005); SJÖLANDER HOLLAND A-C., Il business dell’acqua. Compagnie e multinazionali contro la gente (Milano, Jaca Book 2005); VASAPOLLO L. (a cura) Capitale natura e lavoro. L’esperienza di “Nuestra América” (Milano, Jaca Book 2008); MARIRANI G., La danza della pace. Dalla competizione alla cooperazione (Milano, Paoline 2004); PIGNATTA V., L’insostenibile leggerezza dell’avere. Dalla teoria alla pratica. La decrescita nella vita quotidiana (Bologna, EMI 2009); JACOBSON T.-SERVAES J. (ed.), Theoretical approaches to participatory communication (Cresskill-NJ, Hampton Press 1999); WHITE S., The art of facilitating participation. Releasing the power of grassroots communication (London, SAGE 1999); MELCOTE R.S., Communication for development in the third world. Theory and practice for empowerment (New Delhi, SAGE 22001); SACHS W. (ed.), Dizionario dello sviluppo (Torino, EGA 2004); FREIRE P., La pedagogia degli oppressi (Torino, EGA 2002).