Generare cultura e sostenere la formazione dei giovani. È stato questo il tema al centro del webinar “Giovani, Sostenibilità e Apprendimento” promosso da ASFOR - APAFORM e Accademia di Comunicazione nell’ambito del Festival dello Sviluppo Sostenibile di AsviS, che si è svolto martedì 12 ottobre 2021 e che ha visto la partecipazione anche della nostra facoltà.
In tutti gli interventi è emersa la necessità urgente di formare i giovani, aiutarli a studiare e quindi a crescere come esseri pensanti e progettuali, se davvero si vuole attuare lo sviluppo sostenibile e raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’ONU.
I giovani però non conoscono l’Agenda per lo Sviluppo Sostenibile, ha sottolineato nel suo intervento Paola Springhetti (giornalista e docente di giornalismo nella nostra facoltà), riportando gli esiti della ricerca “Pensare il futuro. I 17 obiettivi dell’Agenda 2030 visti dai giovani e raccontati dai giornalisti”.
I ragazzi si informano sui social e in generale sul web, ma con scarsa fiducia nelle fonti, ritengono che i media non ne parlino abbastanza e, preoccupati per il loro futuro, quello lavorativo soprattutto, conoscono soltanto alcuni dei temi promossi dall’Agenda: istruzione di qualità, sviluppo e benessere, parità di genere. Il dato è confermato dalla percezione della Stampa secondo la quale si dà spazio ai temi, ma non si parla abbastanza dell’Agenda 2030 come strumento invece fondamentale per far capire che ci sono degli obiettivi da raggiungere e che questi sono misurabili.
Poca informazione, quindi, tanta confusione. Una certezza? È quella che stiamo perdendo tempo. A sostenerlo è Fabio Pasqualetti, nostro Decano della Facoltà di Scienze della Comunicazione sociale della Università Pontificia Salesiana, aggiungendo che lo sviluppo, così come è pensato in Occidente, non è sostenibile ma predatorio. Per lungo tempo abbiamo guardato, abbiamo allevato i giovani sulla base di stili consumisti. Oggi loro sono degli OCM, organismi culturalmente modificati, ed è a maggior ragione necessaria una rieducazione alla sostenibilità, in una visione prospettica storica che tenga conto delle interconnessioni tra gli avvenimenti nelle diverse culture. Perché per educare bisogna in primo luogo capire. Ma soprattutto c’è l’esigenza di cambiare posizione per educare a un cambiamento di visione.