In ricordo di p. Manuel Olivera s.j.

  25 maggio 2013

Oggi, 25 maggio 2013, ricorre il decimo anniversario della morte di un nostro grande un maestro e amico, padre Manuel Olivera (Montevideo, 12 settembre 1931 — Monaco di Baviera, 25 maggio 2003).

Noi della "comunicazione" l'abbiamo incontrato la prima volta a metà degli anni '80, quando padre Pedro Arrupe, il Generale dei Gesuiti, lo chiamò a Roma come suo consigliere. Da allora siamo rimasti in contatto: noi non l'abbiamo più perso di vista, lui non ha smesso di offrirci la sua collaborazione. Era contento di aver visto nascere l'ISCOS e poi la Facoltà. Contento ed anche orgoglioso, perché convinto di aver seminato in terreno buono la sua passione per la radio, per la comunicazione partecipativa, per il lavoro di équipe, per dare spazi più ampi nella Chiesa alla donna e agli artisti. Ce lo diceva spesso.

Il mondo dei media e della comunicazione è stata la sua missione. Già durante gli anni di studio della teologia a Buenos Aires, appassionato di teatro, di cinema e di musica, collaborava con la nascente televisione argentina. Alla vigilia dell'Ordinazione alcuni professori l'avrebbero voluto fermare. Il suo Provinciale invece lo convocò per dirgli:

Io non sono d'accordo. Davanti a noi c'è una sfida pastorale nuova e tu puoi affrontarla. Se non hai paura di essere la punta di un'avanguardia e non ti pesa il sapere che resterai solo per anni, io mi prendo la responsabilità di ordinarti.

Manuel, in verità, ha lavorato tutta la vita per non restare solo. In occasione del premio che l'associazione mondiale SIGNIS gli ha conferito a Roma nel 2001 descrisse così gli oltre trent'anni di attività:

Appoggiare, sostenere, distribuire il gioco come fa il centrocampista sul campo da calcio. Informare i nostri capi delle possibilità e, insieme, dei limiti dei media: dissolvere timori, correggere speranze utopiche, indicare piste di lavoro. Scoprire persone capaci di compiere un lavoro che agli occhi di molti ecclesiastici appariva – ed appare ancora – sospetto. E, nello stesso tempo, stimolare la nascita di associazioni che sappiano lavorare in forte sintonia con l 'autorità ecclesiastica, ma senza subordinazione. Collaborazione, non dipendenza.

Nel 1995 venne colpito dal tumore. Non si perse d'animo: diede ai medici il tempo che gli chiedevano e investì tutto il resto nel lavoro di sempre. Ad amici e collaboratori volle comunicare lui stesso la situazione. Nel fax diceva tra l'altro:

Per sopravvivere mi consigliano novene, candele, voti e promesse, ma – voi mi conoscete – non sono a mio agio in queste forme di pietà. Per me è un'abitudine troppo forte considerare Dio come un Padre buono. Desidero incontrarlo di persona, prima o dopo non è così importante.

Quanto ha seminato e coltivato non è andato disperso. Grazie a internet la sua eredità e il suo “magistero” sono a disposizione di quanti desiderano esplorare il Regno di Dio con i nuovi media, alla ricerca di quel “roveto ardente” che ci è guida nel cammino di liberazione e di salvezza.

I programmi radiofonici prodotti da SERPAL, l'associazione da lui fondata (Servicio Radiofonico para America Latina), sono tutti disponibili online.