Il rinnovo del curriculo di studi della facoltà di Scienze della Comunicazione sociale dell’UPS è stato l’impegno più significativo e sfidante dell’anno accademico che sta per terminare. Il nuovo percorso partirà il prossimo autunno (a.a. 2019-2020) come proposta in grado di rispondere alla sfida del digitale.
«La nostra facoltà è nata trent’anni fa – ha ricordato il decano Fabio Pasqualetti – ovviamente in un contesto analogico. E credo che all’inizio siano state fatte delle buone scelte, che già ci caratterizzavano per l’orientamento alla riflessione sulla comunicazione. Avevamo tre indirizzi di specializzazione: Ricerca, Giornalismo ed editoria, Media per la comunità. Soprattutto quest'ultima scelta, Media per la Comunità, si situava nel contesto del sociale a noi caro. Oggi c’è bisogno di continuare a formare persone che siano competenti nei linguaggi della comunicazione, ma in una nuova cornice rappresentata principalmente dalla rete e dagli ambienti digitali.»
I mutamenti di natura culturale, sociale, tecnologica e professionale che hanno caratterizzato gli ultimi decenni hanno reso necessaria una riflessione che la facoltà ha voluto concretizzare nel ripensamento di una nuova proposta curricolare dal titolo “Comunicazione Sociale, Media Digitali e Cultura”. La rete rappresenta oggi l’habitat comunicativo per tutti, ed è quindi importante permettere agli studenti di acquisire abilità nell’uso dei linguaggi digitali e nella gestione dell’informazione online. Figure professionali come quelle del giornalista, ad esempio, sono notevolmente cambiate negli ultimi anni: il giornalista non è più colui che semplicemente scrive, ma colui che sa “scrivere” nei diversi linguaggi digitali.
Il nuovo percorso sintetizza nel suo titolo gli ambiti e le linee guida: la Comunicazione sociale come comunicazione al servizio del bene comune, i Media Digitali come ambienti-linguaggi-mezzi da esplorare e sperimentare durante il percorso formativo, la Cultura come laboratorio di coscienza e conoscenza per formare uomini e donne liberi.
«Certo – conclude Pasqualetti – rimarrà la grande sfida di riflettere su cosa dire oggi, perché mentre la tecnologia semplifica i processi di trasmissione, la cosa difficile rimane dire qualcosa di interessante.»
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