Formazione giornalisti: Algoritmi e libertà nel digitale

Un corso di aggiornamento in FSC su come è cambiata l’informazione e la professione nell’era digitale. Tra precariato e algoritmi
  23 ottobre 2019

La Facoltà di Scienze della Comunicazione sociale dell’Università Salesiana e l’Ucsi (Unione Cattolica della Stampa Italiana) hanno organizzato un corso di formazione per i giornalisti dal titolo “Il giornalismo digitale. Gli algoritmi hanno ucciso la libertà del giornalista?”.

Il corso, del valore di 5 crediti formativi, si è svolto sabato 9 novembre, dalle 8:30 alle 13:30, nella sede della facoltà in Piazza dell’Ateneo Salesiano, 1 a Roma.

Il corso ha fatto il punto su come è cambiata l’informazione, e con essa il lavoro giornalistico, nell’era digitale. Un particolare accento è stato posto sul precariato e sul lavoro sottopagato. Il passaggio al digitale, infatti, da una parte ha aperto nuove prospettive, ma dall’altra ha cambiato profondamente il modo di fare informazione, e non sempre in meglio: se da una parte la concorrenza dei social media spinge le redazioni a offrire un’informazione sempre più emotiva e spesso non verificata, dall’altra l’organizzazione del lavoro vede esplodere il precariato, il lavoro sottopagato o addirittura gratuito (se non fosse una contraddizione di termini). Tutto questo ha serie implicazioni deontologiche, anche perché mina la libertà e l’autonomia dei giornalisti.

Daniele Chieffi, capo della Factory e della comunicazione digitale di AGI, ha fatto il punto sulle nuove professionalità e le competenze richieste al giornalista.

La sociologa Marica Spalletta, docente della Link Campus University, ha analizzato invece i cambiamenti nel modo di fare informazione, con il suo intervento su “La guerra per la visibilità. Cosa succede all’informazione se le emozioni ottengono più contatti delle notizie”.

Maurizio Di Schino (membro del Consiglio direttivo dell’Associazione Stampa Romana nonché segretario Nazionale UCSI) e Paola Spadari, presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Lazio, hanno analizzato il problema-chiave confrontandosi su “Il precariato, l’ingiusta mercede: è ancora possibile l’autonomia del giornalista?”.

La deontologia ha ancora un senso in questo contesto? Hanno rispoto Michele Partipilo, giornalista e saggista e Renato Butera, giornalista, docente di Etica e Deontologia della Comunicazione e del Giornalismo all’Università Salesiana, proponendo i “Punti di riferimento per la deontologia ai tempi del digitale”.

Iscrizioni: piattaforma S.I.Ge.F.

 

Programma

  • 8:30    Saluti istituzionali
  • 8:45    Dall’analogico al digitale: le nuove professionalità e le competenze richieste al giornalista
    • Daniele Chieffi, capo della Factory e della comunicazione digitale di AGI
  • 9:30     La guerra per la visibilità. Cosa succede all’informazione se le emozioni ottengono più contatti delle notizie
    • Marica Spalletta, docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi alla Link Campus University
  • 10:15    Dibattito
  • 10:45    Coffe break
  • 11:00    Il precariato, l’ingiusta mercede: è ancora possibile l’autonomia del giornalista?
    • Maurizio Di Schino, membro del Consiglio direttivo dell’Associazione Stampa Romana; segretario Nazionale UCSI.
    • Paola Spadari, presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Lazio
  • 11:45    Punti di riferimento per la deontologia ai tempi del digitale
    • Michele Partipilo, giornalista e saggista
    • Renato Butera, giornalista, docente di Etica e Deontologia della Comunicazione e del Giornalismo all’Università Salesiana
  • 13:00    Dibattito