
Il film è tratto dal romanzo omonimo di Mircea Eliade, filosofo e storico delle religioni rumeno, pubblicato in Italia dalla Casa Editrice Rizzoli.
Riflessione sul tempo e sull'eternità, sul mito della giovinezza senza fine, il film racconta la storia di Dominic Matei, glottologo settantenne che nella notte di Pasqua viene colpito da un fulmine e non solo riesce a sopravvivere ma torna giovane. Presentato dallo stesso Coppola come un'incarnazione moderna del mito faustiano, Dominic Matei - grazie a questa inaspettata giovinezza - ha l'opportunità di finire la sua grande opera di ricerca per arrivare al momento del principio
della lingua. Ma sceglie di sacrificare tutto nel nome dell'amore.

Si tratta di un film complesso, allegorico che scorre attraverso lo spostamento dei personaggi nel tempo, toccando argomenti come la trasmigrazione dell'anima, il mondo onirico ed i concetti filosofici di tempo e coscienza. Ricorrente nel film, tra gli altri simboli, quello del doppio: la personalità di Dominic Matei si sdoppia è mette in permanente contrapposizione il lato freddo della coscienza lucida dello scienziato e quello pieno di passione con cui vive il suo amore.
Da sottolineare la cura per i dettagli che il regista dimostra in questo film, ed il modo ingegnoso in cui rafforza la ricerca di Dominic Matei sull'origine del linguaggio attraverso riprese che ci riportano all'idea di protolinguaggio del cinema: la camera oscura che presenta l'immagine del mondo rovesciata.
Realizzare un film sul romanzo di Mircea Eliade ha rappresentato per lo stesso Coppola "un'altra giovinezza":«Ho imparato molto da Mircea Eliade, semplicemente ripercorrendo le sue orme.(...)E' stato eccitante scoprire in questo racconto di Eliade gli stessi temi che spero ardentemente di comprendere meglio: il tempo, la coscienza e l'aspetto fantastico della
realtà. Per me è stato come ritornare alle ambizioni giovanili che avevo da studente sul fare cinema».