
Ospiti eccellenti e un dibattito vivace su una professione che per alcuni deve poter tornare a riflettere su se stessa, se vuole ritrovare slancio e integrità.
Impossibile riportare l’intero contenuto di tutti i numerosi contributi (la formula del seminario era una sorta di colloquio), ma può essere utile tracciare alcuni frammenti che testimoniano la qualità del pensiero espressa e condivisa. A cominciare da Domenico Pompili, direttore dell’Ufficio Nazionale CEI per le Comunicazioni Sociali che ha insistito sulla verità come processo e sul rapporto imprescindibile verità-libertà, mentre Giancarlo Zizola, vaticanista del Sole 24 Ore e docente di Etica all’Università di Padova, delineava una catastrofe antropologica che ha portato le coscienze ad essere sottoutilizzate essendo queste sottoposte a dominazione omeopatica la quale non fa male, ma sospende le libertà democratiche.

Del resto lo stesso Piero Damosso (TG1) parlava di una sorta di convenzione culturale tra giornalisti, ricordando come i criteri di notiziabilità devono poter conciliare tra loro gli opposti (non c’è novità senza memoria o conflittualità senza dialogo) se il giornalismo vuole realmente assumersi una responsabilità sociale. E Trasatti (Redattore Sociale) parlava di come i giornalisti costituiscano una categoria che si confronta poco al suo interno, diluendo probabilmente quelle qualità di ascolto-stupore-coraggio che consentono di ritrovare il senso autentico di questo lavoro.