
L'ultimo mercoledì di Quaresima è stato dedicato alla Croce e al Crocefisso: questo il tema scelto dall'Equipe di Pastorale Universitaria come spunto di riflessione e preparazione alla Pasqua per i docenti e discenti UPS, e affidato al Decano della Facoltà di Scienze della Comunicazione sociale, Don Franco Lever, da anni studioso della Croce e di come questo simbolo si sia evoluto nella storia del cristianesimo.
Nell'intervento non sono state poche le provocazioni, a cominciare dal titolo: «Hanno occhi e non vedono». "Siamo così abituati all'uso di determinate parole e di determinate immagini – ha esordito don Franco – che abbiamo perso la capacità di vedere e di capire quanto esse hanno significato e significano".
C'è un dato che lascia sorpresa più di una persona: nei primi tre secoli il segno della Croce non è utilizzato; la comunità cristiana ha adottato altri segni, altri simboli, non la croce. Questo fatto viene spiegato spesso, anche in testi "scientifici", attribuendo ai primi cristiani una irresistibile vergogna nei confronti della croce. In realtà si tratta di una "spiegazione" inaccettabile, perché contraddice quanto affermano Paolo (in vari passi delle sue lettere, ad es. Galati 6, 14: Quanto a me invece non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo...), l'evangelista Giovanni, che presenta la Passione come la Glorificazione di Gesù, e le testimonianze di molti martiri di fronte a giudici e carnefici, solo per ricordare qualche dato incontrovertibile. In realtà nell'affrontare lo studio dei primi secoli del cristianesimo c'è un errore di base che distorce l'analisi dei dati, ed è la pretesa di assolutizzare i segni attuali, così da immaginarli obbliganti anche per i primi cristiani. Allo stesso modo dovremmo chiederci come mai le legioni romane non avessero come vessillo una bandiera ricolore.
L'ipotesi interpretativa proposta dal relatore è la seguente: "I cristiani non hanno adottato subito il simbolo della croce, semplicemente perché questo «simbolo» doveva ancora essere inventato.

È necessario riferirsi al segno con cui alla fine del terzo secolo la comunità cristiana ha rappresentato la persona di Gesù, il chrismon (ha assunto varie forme). Si tratta di una specie di sigillo fatto con la sintesi delle due lettere iniziali del nome greco Christos (per gli antichi il nome era la persona) dove però è chiaramente leggibile anche l'ultima lettera dell'alfabeto ebraico, il "tau" il segno messianico per eccellenza, rappresentato allora con una doppia grafia

Il chrismon è quindi la sintesi delle promesse messianiche custodite dal popolo ebraico (Cristo è il Messia promesso) e nello stesso tempo indica la Persona di Gesù, l'Unto del Signore, il Salvatore. In questo sigillo è l'evento pasquale, inscindibilmente Morte e Risurrezione, che porta alla "fusione" tra le due «croci» , l'una segno della divinità, l'altra segno della sofferenza e della morte.



A partire da questo sigillo assume autonomia il segno della Croce, espressione della Persona di Gesù. La memoria dell'atrocità subite è solo sullo sfondo; in primo piano c'è l'attestazione dell'attuale presenza divina di Cristo vivo e la promessa di un ritorno glorioso alla fine dei tempi (la Parusia): per queste ragioni le croci sono tempestate di gemme. Di croci gemmate ci sono rimasti degli esemplari mirabili (si presti attenzione alle date): la Croce del mosaico dell'abside della Basilica Lateranense, dedicata al Santissimo Salvatore nel 324 (riprodotta qui sopra); la Croce dell'abside della chiesa di Santa Pudenziana, sempre a Roma (405 ca,), la Croce gemmata del mausoleo di Galla Placidia (verso la metà del v secolo); quelle di sant'Apollinare in Classe (metà del VI° secolo); quella della cappella dei santi Primo e Feliciano nella Basilica di Santo Stefano Rotondo sul Celio (650 ca.).
È solo nei secoli successivi che la Croce assume il significato ancora oggi prevalente, prova di un cambio religioso e teologico profondo: l'attenzione si sposta totalmente sulla Passione, tanto da far "dimenticare" la Resurrezione. "Temo - ha concluso don Franco – che se i nostri Padri nella fede vedessero come noi «usiamo» la Croce e il Crocifisso, ci cambierebbero per degli eretici."