
Il regista israeliano racconta con efficacia e
intelligenza il conflitto interiore di un ragazzo il cui sogno è
diventare ebreo ortodosso.
Il raggiungimento di tale sogno viene
ostacolato, però, dalla scoperta, da parte del ragazzo, delle
proprie origini. Il ragazzo infatti scopre di aver avuto una nonna di
religione cristiana, il che compromette il suo cammino verso
l'ortodossia ebraica.
Il film affronta principalmente il tema
della conversione e della complessità della legge ebraica che spesso
prevale sulla spiritualità; e, seppur in maniera secondaria,
affronta anche il tema dell'integrazione, in questo caso
dell'integrazione del popolo russo in Israele. Questo film a
soggetto nasce da una domanda che si è posta il regista ossia "se
un giorno, per qualsiasi ragione, dovessi scoprire di non essere
ebreo cosa farei?" Domanda che non trova una risposta definitiva,
infatti l'autore conclude il suo film con l'immagine di un mare
agitato simbolo e metafora del fatto che l'interiorità dell'uomo,
a prescindere dalla religione d'appartenenza, è continuamente in
agitazione.